Ztl, emergenza pass: buco da 270mila euro

 

 

Va a rilento la distribuzione dei permessi per la Ztl. Fino ad ora ne sono stati distribuiti solo 600, le domande effettuate sono, invece, 2010. La previsione del Comune di distribuirne 10.340 nel 2012, per ora è completamente disattesa. Insomma, dall’apertura dell’ufficio (27 dicembre 2011) è solo lo 0,6% dei tagliandi previsti è nelle mani dei napoletani.

In particolare procede a rilento l’analisi della documentazione presentata da residenti e aventi diritto. Troppe carte, poca informazione sulla compilazione, poca informazione, in generale, su tutto il sistema della Zona a traffico limitato. Se, infatti, nelle altre città italiane sono anni che i centri storici sono chiusi alle auto, a Napoli è la prima volta che si affrontano difficoltà del genere. Il progetto è ambizioso perché l’area chiusa alle auto senza permessi è di 120 ettari.

I permessi distribuiti. Delle 2.010 richieste arrivate agli uffici gestiti dalla Napolipark, 1.200 sono di residenti, 600 sono di commercianti, sia interni sia esterni, e circa 200 i domiciliati ma non residenti. Poi ci sono circa 200 richieste che vengono da soggetti esterni alla Ztl: medici, preti, giornalisti, militari e così via. Palazzo San Giacomo sta studiando come far crescere questi numeri, poiché nel bilancio di previsione c’è già una quota di 600mila euro prevista per i permessi. Soldi che servono, in sostanza, a pagare la Napolipark per la gestione del servizio.

 Quanto costa il servizio. Basti pensare che il Comune versa nelle casse della partecipata 11,80 euro a permesso, e la maggior parte dei permessi viene pagata 10 euro dall’utenza. La perdita dovrebbe essere compensata dai pass per le categorie che pagano di più. Il Comune, tuttavia, ha già stanziato per la Napolipark 119mila euro circa per la gestione del servizio (il calcolo è stato effettuato sul numero totale dei permessi), più 150mila euro per l’installazione dei nuovi varchi. L’incasso previsto è di circa 600mila euro, soldi che dovrebbero compensare tutte le spese e lasciare un po’ di liquidità in cassa. Ma per ora negli uffici di piazza Dante sono arrivati solo 8mila euro circa.

Distribuzione a rilento. In realtà, la difficoltà più grande è che la documentazione deve attestare la reale residenza, il reale domicilio, di essere realmente dipendente di un’azienda. Cosa non facile in una zona dove si lavora al nero e dove si fittano case senza contratti. Insomma, i pass non vengono concessi agli abusivi, e tra le mura greche e romane c’è una città abusiva. Quando il meccanismo sarà consolidato, verranno attivati anche i varchi telematici. Le telecamere, come succede già per le corsie preferenziali, rileveranno automaticamente le targhe di chi ha il pass e segnaleranno, invece, tutti i trasgressori. Per ora una task force di vigili urbani e ausiliari del traffico limita gli accessi nella zona a traffico limitato. Chi ha il permesso deve esporlo sul parabrezza anteriore, «in modo chiaro e ben visibile dall’esterno». I pass saranno validi solo per il veicolo per i quali sono stati rilasciati. Niente trasferimenti da una macchina all’altra, pena la multa. La carta di circolazione farà testo, come sempre. Il costo varia dai 10 euro all’anno del residente con l’utilitaria ai 50 euro per le grosse cilindrate (oltre 231 cavalli). Prezzo che si raddoppia per la seconda e la terza macchina, fino ad un massimo di 200 euro. Chi ha un abbonamento ad un garage posizionato all’interno della Ztl e non è residente pagherà al Comune 100 euro all’anno. Sono esentati dal pagamento del contrassegno i disabili, che hanno già il loro gratuitamente, i mezzi di soccorso e i mezzi pubblici.

America’s Cup, appalto su misura

Il Comune cerca una supersocietà per allestire il Villaggio della Villa Comunale per la Coppa America. Ma i criteri di assegnazione sono talmente esclusivi da sembrare cuciti su misura. Una misura extralarge. L’azienda, infatti, deve aver fatturato almeno 30 milioni all’anno tra il 2008 e il 2010 e nello stesso periodo deve aver organizzato tre megaeventi internazionali (meglio se sportivi). In Italia società del genere sono più uniche che rare. La più conosciuta di tutte è la Jumbo Grandi Eventi, che, in realtà, ha numeri ben più grandi e che ha nel curriculum Olimpiadi, Campionati mondiali di Calcio, la stessa Coppa America di Vela (quella disputata a Valencia), il G8 dell’Aquila. Un vero colosso per i tre milioni di euro previsti per l’appalto. Chiaramente non è assolutamente detto che la Jumbo parteciperà alla gara, né che vincerà una società italiana. È certo che si tratterà di una grandissima azienda per un evento altrettanto importante. La megasocietà dovrà occuparsi di tre aspetti: allestimento dell’area multifunzionale denominata “Public Event Village”, realizzazione del programma di intrattenimento, realizzazione del piano di comunicazione nazionale per la promozione dell’evento sportivo.
Sul sito del Comune è apparso un avviso che invita le società, che abbiamo i pochi ma esclusivissimi requisiti indicati, ad inviare la propria proposta entro le 12 di sabato. Le domande dovranno essere consegnare rigorosamente a mano. Non ci sarà un bando perché l’assegnazione avverrà attraverso la cosiddetta procedura negozianta (un meccanismo straordinario previsto dall’articolo 57 del codice degli appalti).

pubblicato su il Giornale di Napoli del 14 febbraio 2012

Fitti passivi, il Comune vuole lasciare 100 immobili

Il Comune spreca ogni anno 7,7 milioni di euro per affittare 108 immobili di cui potrebbe fare anche a meno. Biblioteche, sedi di rappresentanza, uffici, scuole, magazzini, alcuni dei quali locati con prezzi che vanno oltre le quote di mercato. È la voragine dei cosiddetti fitti passivi, cui hanno messo mano gli assessori Bernardino Tuccillo (Patrimonio), Riccardo Realfonzo (Bilancio) e Giuseppe Narducci (Legalità). La giunta, infatti, ha approvato una delibera con cui si prevede la dismissione di tutte le strutture per le quali il Comune deve pagare e la razionalizzazione e la riorganizzazione di quelle che sono di proprietà dell’Amministrazione.
Già dal proprio insediamento Tuccillo aveva sollevato il problema, affrontando subito lo scandalo delle strutture concesse ai partiti politici per le quali non erano mai stati corrisposti gli affitti.
L’obiettivo è quello di azzerare la spesa di quasi otto milioni all’anno e non è raggiungibile nell’immediato. Ma già nel 2012 la riduzione dovrà essere sostanziale. Realfonzo, infatti, inserirà nel Bilancio di previsione una quota proveniente proprio da questi tagli. La delibera stabilisce, però, anche dove andranno a finire i soldi recuperati: nella ristrutturazione degli immobili di proprietà comunale che, per carenza di fondi, non sono stati ancora restaurati: 7,7 milioni sono abbastanza per garantire restyling e manutenzione di un centinaio di immobili. Gli assessori lo dicono chiaramente: fino ad ora è mancata totalmente una politica che limitasse lo spreco di risorse economiche. Per questo è necessario ripensare tutto, a partire dall’organizzazione degli uffici comunali: accorpando servizi e funzioni.
BANCA DATI.  Il primo passo per realizzare questo progetto sarà quello di realizzare una banca dati di tutti gli immobili per i quali si pagano fitti con le relative funzioni. Nel data base saranno segnalate, chiaramente, eventuali criticità: come quella di strutture inutilizzate e sottoutilizzate. Una volta censiti gli edifici di cui liberarsi, si dovranno individuare le strutture esistenti in grando di ospitare i servizi di quelle dismesse. Si punterà, soprattutto, sul patrimonio esistente. Per il recupero non è escluso l’utilizzo di finanziamenti privati. Tra le risorse da prendere in considerazione ci sono anche i ruderi e quelle di proprietà demaniale.
INTERVENTI SUL PATRIMONIO.  Oltre ad azzerare i fitti passivi, l’obiettivo è anche quello di mettere a reddito il patrimonio. Per questo nella delibera di indirizzo vengono indicati alcune strategia. La prima è quella di individuare alcune strutture che possano essere utilizzate come sedi di dibattiti, convegni ed eventi. Insomma, dei mini-poli fieristici per incrementare le entrate. Il secondo punto riguarda l’analisi degli attuali fitti attivi, soprattutto per quanto riguarda gli immobili di pregio (Circolo del Tennis, Circolo Posillipo e così via). Tuccillo ha più volte evidenziato l’esigenza di adeguare gli attuali canoni, troppo bassi rispetto ai prezzi di mercato, anche per i contratti che non sono in scadenza. Sarà inoltre fatta una ricognizione di tutte quelle strutture concesse in comodato d’uso gratuito ad associazioni, ad enti e a tutte le organizzazioni che sono esterne all’Amministrazione comunale.

Deleghe, quarto rimpasto: sindaco pigliatutto

Quarto rimpasto di deleghe per la giunta del sindaco Luigi de Magistris. Dopo quello del 23 dicembre scorso, con un decreto firmato il primo febbraio, il sindaco ridisegna le competenze di alcuni assessori. E se nella riorganizzazione prenatalizia furono cambiate poche cose (la Protezione civile fu tolta all’assessore alla Mobilità Anna Donati), stavolta si tratta di modifiche sostanziali. Il dato più rilevante è che il primo cittadino raggiunge la cifra considerevole di ben 11 deleghe, avocando a sé l’Informatizzazione (che apparteneva all’assessore ai Beni Comuni, Alberto Lucarelli) e i “Fondi Europei” (che, invece, era competenza dell’assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo). Si tratta di due deleghe fondamentali per la politica amministrativa del Comune di Napoli. De Magistris sta facendo il diavolo a quattro per ottenere dal Governo la gestione diretta dei finanziamenti Ue, senza passare per la Regione. L’Informatizzazione, invece, rappresentava per Lucarelli uno dei punti fondamentali del progetto di riforma del professore di Diritto, che comprende, appunto, le reti informatiche nel novero dei Beni comuni. Insomma, in parte, ridimensiona alcuni dei suoi assessori più importanti, dall’altra accresce il numero di compiti e responsabilità nelle sue mani. Le altre deleghe nelle sue mani, d’altro canto, non sono affatto trascurabili: “Promozione della Pace”, “Difesa e attuazione della Costituzione”, “Cooperazioni e relazioni internazionali”, “Grandi eventi”, “Forum delle culture”, “Riforma della macchina comunale”, “Attuazione del programma e organizzazione”, “Comunicazione e promozione dell’immagine di Napoli”, “Protezione civile”. Di fatto, molti di questi compiti sono affidati ai suoi fedelissimi uomini chiave, come il capo di gabinetto Attilio Auricchio e il vicecapo Sergio Marotta.

L’assessore all’Urbanistica, Luigi De Falco, invece, che ha dato una spinta sostanziale per la gestione della fase più delicata dei lavori per la Coppa America, avrà in carico anche la “Gestione del sito Unesco”, direttamente collegato all’utilizzo dei Fondi europei.

L’unica mossa scontata e davvero necessaria è stata quella di alleggerire l’assessore al Patrimonio, Bernardino Tuccillo, oberato di incarichi, della delega al “Decoro e all’Arredo urbano” che, invece, viene affidata all’assessore alla Mobilità, Anna Donati.

Resta da vedere, adesso, se nel prossimo futuro oltre a ridistribuzioni di deleghe ci saranno anche rimpasti di uomini. Di certo dopo il patto sancito con Sel al Forum dei Comuni per i Beni Comuni, gli equilibri all’interno della Giunta potrebbero cambiare. Nei corridoi di Palazzo San Giacomo si discute della posizione a rischio del vicesindaco Tommaso Sodano, smentita, per ora, dai fatti. Si dovrà vedere come verrà assorbito lo scossone seguito al siluramento di Raphael Rossi dal vertice dell’Asìa e i cambiamenti apportati all’assetto della società partecipata, che ha un ruolo chiave nella gestione dell’emergenza rifiuti a Napoli. Del resto, nuovi innesti non sarebbero funzionali ad ottenere nuove maggioranze in consiglio comunale, visto gli ampi numeri a disposizione del sindaco per governare la città. Si tratterebbe di scelte strategiche dal punto di vista politico, ma in una prospettiva più ampia di quella del contesto locale.

(dal il Giornale di Napoli del 5 febbraio 2012)

Comune, Realfonzo: costretti ad aumentare le tasse

Non ha cambiato costume, è rimasto “Robin Hood a Palazzo San Giacomo”, anche se adesso non ha nessuno che gli mette i bastoni tra le ruote. Riccardo Realfonzo, professore di Economia e assessore al Bilancio del Comune di Napoli, ha cominciato con i tagli ai privilegi e agli sprechi: auto blu, spese di rappresentanza, telefoni cellulari, la voragine dei debiti fuori bilancio. In soli 6 mesi ha ridotto la spesa di 130 milioni di euro, un’impresa enorme, senza toccare i servizi ai cittadini.

Assessore al Bilancio prima con la Iervolino, adesso con de Magistris: che cosa è cambiato?

«È cambiato moltissimo. Adesso c’è un’agibilità politica che allora non c’era. La Iervolino era in una gabbia. Da una parte c’era la sudditanza con Bassolino, dall’altra c’erano i partiti in consiglio comunale che vincolavano, esigevano, chiedevano. C’era un quadro di vincoli spaventoso, era complicatissimo spostare qualsiasi cosa. Adesso c’è lo spazio politico per rinnovare, per cambiare».

Quali sono le difficoltà maggiori che state affrontando per il cambiamento?

«Quello che registro è certamente una maggiore difficoltà economico-finanziaria. Il quadro economico generale è peggiorato e l’impatto sul Comune è fortissimo, i trasferimenti sono notevolmente ridimensionati. Poi ci sono le difficoltà legate al cambiamento, sostituire vecchie logiche, vecchi quadri, vecchi Cda, significa scommettere su una classe dirigente nuova che non è tanto presente all’appello. Quella vecchia è completamente organica al vecchio sistema. Ci sono problemi a creare una nuova classe dirigente e a trovare manager giovani e meno giovani vicini al nostro approccio. Ma dobbiamo procedere su questa strada».

Intanto, avete riformato i vertici di quasi tutte le partecipate. All’appello manca la Mostra d’Oltremare.

«Dobbiamo intervenire ancora sulla Mostra, ma non solo. Stiamo ragionando per rilanciare la società Sirena, al di là del Cda. Ma anche Stoà. Non c’è dubbio che la gran parte del lavoro è fatta, ma riguarda solo il rinnovamento dei vertici. Adesso a questi consigli di amministrazione chiediamo di fare nuovi piani industriali, di cambiare modalità di gestione. Chiediamo di abbattere i costi, di controllare maggiormente il lavoro e di premiare, perché no, anche la qualità del lavoro».

Il progetto non era quello di uscire da Terme di Agnano e Stoà?

«È una ipotesi che stiamo ancora valutando. Ma stiamo approfondendo questi aspetti. Anche la cessione, in questo momento, si scontra con la crisi. Non è il momento giusto per fare certe operazioni. Insomma, è difficile trovare imprenditori disposti a fare grossi investimenti».

Si è parlato dell’ipotesi di ripristinare il ruolo del direttore generale alle Terme, è stato proposto a Raphael Rossi, dimissionario da Asìa.

«Non è una strada percorribile. Terme è un asset strategico e deve essere rilanciato, lo faremo certamente coinvolgendo i privati. Tuttavia, ripeto, in questo momento non è facile trovare partner con la crisi economica attuale».

Sirena è una società a rischio.

«È in difficoltà certamente. È una società nella quale abbiamo la maggioranza, ma nella quale ci sono anche altri enti. Il problema è che nel recente passato non sono state messe a disposizione le risorse per i bandi che la società faceva. Il Comune è consapevole dei propri limiti finanziari, in questo momento aspettiamo che uno dei soci faccia un passo avanti. Se troviamo una soluzione di questo tipo, siamo pronti a rilanciare la società».

Anm, Metronapoli e Napolipark, si va verso la società unica: quando si concluderà questo processo?

«Sarà il principale soggetto del Mezzogiorno di trasporto pubblico, nascerà nel corso dell’anno. Abbiamo già disegnato un modello di coordinamento che finalmente metterà in rete tutti i servizi di trasporto pubblico, una rete realmente integrata. È un’operazione un po’ pionieristica. Adesso stiamo studiando soluzioni per alleggerire il nuovo soggetto dell’indebitamento delle tre società. È necessario che la nuova azienda parta libera da questo peso».

Per quanto riguarda il personale?

«Stiamo pensando di sperimentare con queste tre società un sistema di esodi incentivati: proporre ai lavoratori over 60 degli incentivi per andare in pensione in anticipo. La nuova società quindi partirà sana economicamente e con un carico di dipendenti più leggero. Abbiamo a disposizione 15 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione proprio per affrontare la crisi dei trasporti».

Quanti prepensionamenti prevedete e, soprattutto, quante assunzioni?

«Un modello di questo tipo potrebbe interessare quasi mille lavoratori. Per una parte di questi vorremmo far scattare anche il turnover, cioè assumere dei giovani. Ma abbiamo un vincolo di legge fortissimo. Gli enti locali che hanno una spesa del personale (tra Comune e Partecipate) che supera il 50% della spesa corrente non possono procedere ad assunzioni. E noi siamo oltre questa quota. Tuttavia guardiamo lontano e speriamo di superare questo vincolo. Per ora guardiamo alla mobilità interna, cioè alla razionalizzazione del personale esistente che potrà essere trasferito da una società all’altra».

Una supersocietà avrà bisogno di un supermanager.

«In questa fase di passaggio abbiamo già chiamato dei manager per gestire la transizione. Il loro, chiaramente, è un mandato a tempo. Poi valuteremo».

Bagnoli, è tutto sbagliato quello che è stato fatto?

«È innegabile che nel passato su Bagnoli sono stati fatti degli errori. Quell’area ha bisogno di idee nuove per essere rilanciata e c’è bisogno di una condizione diversa della società».

Il “licenziamento” di Raphael Rossi ha provocato grandissime polemiche, non ci sono state parole chiare né dall’una né dall’altra parte. È vero che Rossi è andato via perché si è rifiutato di assumere in Asìa 23 lavoratori che non avevano alcun diritto?

«In questa vicenda sono sorti dei contrasti tra le scelte che Rossi, come presidente di Asìa, aveva fatto e le indicazioni che sono, invece, pervenute dalla Giunta e, in particolare, dal vicesindaco Sodano. Sull’assunzione dei lavoratori, però, si è fatta un po’ di confusione. Asìa non può procedere ad alcuna assunzione, per le ragioni di cui ho parlato prima. La delibera di Giunta a cui si fa riferimento, approvata, tra l’altro, in un giorno in cui non c’ero (ero in vacanza), dà indicazione di utilizzare questi lavoratori per un brevissimo lasso di tempo, ed è la delibera con la quale si stabilisce l’accordo tra SapNa e Asìa per il trasporto dei rifiuti con le navi in Olanda. Non si parla affatto di assunzioni a tempo indeterminato. Su questo caso si è alzato un polverone inutile».

Ma la polemica è stata alimentata dallo stesso Rossi che, più volte, ha ribadito di essere stato messo alla porta per essersi opposto alle assunzioni.

«È stato un scontro tra punti di vista differenti, quello di Rossi e quello del vicesindaco. Ma la questione dei lavoratori non c’entra».

Quindi non verranno assunti?

«No».

Saranno create altre società partecipate?

«Intanto, stiamo dismettendo Nausicaa, il consorzio San Giovanni e Napoli Orientale. Per ora il nostro sforzo è orientato al controllo sul lavoro e all’efficienza per l’abbattimento dei costi. Abbiamo imposto tagli che vanno dagli stipendi dei manager a costi di rappresentanza, abbiamo azzerato le consulenze. Ma stiamo pensando ad una nuova società che possa fungere da attività di coordinamento, anche finanziario, delle altre. Questa società permetterebbe anche di velocizzare i pagamenti dal Comune alle Partecipate, superando alcuni ostacoli imposti dalla legge. Sarebbe uno strumento per la gestione dei flussi finanziari. C’è anche un altro aspetto che verrebbe superato: le singole società fino ad ora hanno avuto rapporti individuali con il mondo finanziario e questo ha rappresentato un handicap. Un soggetto accentratore avrebbe più facilità nell’abbattere, ad esempio, i costi del credito».

Uno dei problemi più grandi del Comune è la difficoltà ad incassare tasse.

«Abbiamo attivato una task-force antievasione. Esigo che gli uffici diano il massimo. Ridurre l’evasione è la premessa fondamentale per poi ridurre la tassa. Ma le maggiori criticità le abbiamo nella riscossione delle multe e dei fitti».

E per incassare le multe che iniziative avete preso?

«Sia con l’assessore Narducci che con Tuccillo abbiamo fatto grandi passi in avanti. Per le multe abbiamo coinvolto Napolipark e Anm nella digitalizzazione dei verbali. È vero che i cittadini non pagano, che ci sono difficoltà nei contenziosi, ma in passato c’era anche un problema di lentezza nelle operazioni che andavano dall’elevazione del verbale all’arrivo a casa della contravvenzione, con il rischio in alcuni casi della prescrizione. Nel 2009 sottoposi il caso anche alla Corte dei Conti. Contemporaneamente si è agito anche sulla notifica delle multe. Posteitaliane ci costava troppo e non ci garantiva sempre l’arrivo della multa. Adesso saranno i vigili urbani, al di fuori dell’orario di lavoro, che consegneranno le contravvenzioni. Avranno un compenso variabile: se la consegna non va a buon fine, sarà solo di pochi centesimi. Il costo totale sarà di circa 5 euro, rispetto agli 8 che pagavamo prima».

Sui fitti, invece?

«Il sistema della gestione degli immobili è stata rivoluzionata. Sia per la riduzione dei fitti passivi e per l’adeguamento dei canoni di quelli attivi. In particolare ci sono tantissimi immobili di pregio per i quali si pagano fitti assolutamente inadeguati, bassissimi, noi vogliamo posizionarci sui livelli di mercato. E cominceremo anche per quei contratti che non sono ancora scaduti».

Qualche esempio?

«Circolo del tennis, Circolo Posillipo. Ma sono tanti».

La task force antievasione che risultati ha ottenuto?

«È presto per i bilanci. Ma certamente dall’incrocio delle banche dati abbiamo rilevato migliaia di posizioni anomale che verificheremo. Partiranno a breve lettere con le quali chiederemo chiarimenti».

Quando sarà pronto il bilancio di previsione del 2012?

«Contiamo alla fine del mese».

Ci saranno altri tagli?

«Una cosa deve essere chiara. Il precedente Governo e, ora, anche il governo Monti hanno tagliato i trasferimenti agli enti locali. Nel 2011 sono entrati 120 milioni di euro in meno nelle casse del Comune. Adesso ci sarà un’ulteriore riduzione. È difficile immaginare che, nella situazione in cui si riducono sempre più le risorse, i Comuni non attivino azioni per incrementare le entrare. Sono quasi costretti a farlo. Insomma, il Governo non tassa, ma lo fa fare al Comune».

Quindi i Comuni aumenteranno le tasse?

«I Comuni sono costretti ad aumentare la pressione fiscale».

Avete già delle stime sull’impatto della nuova Imu e dell’incremento dell’Irpef?

«Abbiamo numerosi studi. Ma bisogna fare un discorso onesto. Noi vogliamo prima dare e poi chiedere. La giunta De Magistris ha dato un segnale molto chiaro. Nel 2011, grazie alla manovra che abbiamo fatto a giugno in 15 giorni, abbiamo ridotto la spesa di 130 milioni di euro senza ridurre i servizi. Sfido chiunque a dire che la città funzioni peggio degli anni passati. Anzi, va molto meglio. E tutto questo senza tassare i cittadini. Abbiamo fatto pagare alla macchina comunale e alle società partecipate questi costi, abbiamo tagliato gli sprechi. A dispetto di questo la spesa sociale del Comune è cresciuta rispetto all’anno scorso. Credo che sia una operazione enorme di cui ci si deve dare atto».

Nel 2012 aumenteranno le tasse comunali?

«Nel 2012 vogliamo fare di più, vogliamo andare oltre. Vogliamo superare il problema dell’emergenza rifiuti, vogliamo spendere di più per le strade, per il verde, per le scuole. È chiaro che il Comune ha bisogno di rientrare da questi tagli pesanti».

Quanto pagheranno di più i napoletani?

«I meno abbienti non pagheranno proprio nulla. Questo sforzo lo chiederemo a coloro che possono farlo. Per ora non abbiamo ancora quantificato».

Ci saranno altri tagli agli sprechi?

«È un’azione continua che sta andando avanti. Stiamo risparmiando anche su tutti i Cda delle Partecipate. In alcune siamo passati da 5 membri ad uno. Il risultato più notevole, del resto, è stato il rispetto del patto di stabilità. Napoli è l’unica grande città ad esserci riuscita senza aiuti. Questo ci ha permesso di mettere da parte un tesoretto di circa 70 milioni di euro con i quali faremo partire alcuni cantieri. Tuttavia il Governo deve capire che il patto di stabilità non è sostenibile. Per questo, attraverso l’Anci, abbiamo chiesto di avere strumenti finanziari per affrontare le difficoltà».

Cosa pensa del nuovo Governo?

«La manovra non mi ha soddisfatto perché si fonda solo sui tagli e questo ferma la crescita. Non si possono penalizzare gli enti locali, questo mette le amministrazioni nelle condizioni di tagliare i servizi».

Strade, l’assessore: faremo un altro Global service

Quello di chiudere il centro storico alle auto è stato il primo atto concreto della “rivoluzione” del sindaco Luigi de Magistris. Nessun napoletano avrebbe mai pensato possibile una cosa del genere, forse per questo per realizzare il suo piano il primo cittadino ha chiamato un assessore “forestiero”. Anna Donati, romagnola, tra i fondatori del partito dei Verdi in Italia, superesperta di Mobilità urbana, tra i primi a sperimentare i varchi telematici nel Paese, ci crede. «Tra cinque anni? Avremo una città migliore», dice. Intanto, nella cuore antichissimo di Napoli, qualcosa è già cambiato e questo fa ben sperare.
Quando è arrivata a Palazzo San Giacomo cosa ha trovato: tutto da rifare o c’è qualcosa da salvare?
«Ho trovato cose interessanti, cose discutibili e, comunque, molto disordine. In ogni cassetto che apro trovo progetti mai partiti o lasciati in sospeso. C’è certamente una cosa buona: è il progetto della metropolitana con i suoi cantieri, che certamente affaticano la città e i cittadini, ma che, in prospettiva, rappresenta la soluzione di tanti problemi. In questo progetto c’è un’idea di città dove le reti di trasporto sono un asse fondamentale di sviluppo, di mobilità, di accessibilità e di riqualificazione urbana. La cosa cattiva, invece, è tutto quello che ho trovato in superficie. Per tutto quello che riguarda la regolazione delle strade ho trovato una grande arretratezza».
Un esempio di questa arretratezza?
«Il fatto che non esista una Ztl estesa. Ci sono micro-aree chiuse al traffico. Il fatto di creare nel centro antico una Zona a traffico limitato di 120 ettari è una rivoluzione per Napoli, ma nel resto d’Italia e d’Europa si tratta di cose ormai consolidate. Adesso bisogna regolare l’accesso a queste aree e presidiarle davvero tutti i giorni con dei varchi telematici».
La Ztl, ufficialmente, non è ancora partita.
«È partita e non è ancora arrivata. Abbiamo cominciato con le corsie preferenziali: piazza Dante, via Toledo e parte di via Duomo. Si tratta di strade di grande traffico: 20mila accessi giornalieri per piazza Dante e 10mila per via Duomo. Strade interne alla città che venivano utilizzate come attraversamento. Chiudendole, di fatto, abbiamo circoscritto gran parte della Ztl, e ora il centro antico è già meno congestionato. Allo stesso tempo sono stati presi altri provvedimenti: più strisce blu, più aree pedonali, un autobus, il C55, che gira attorno alla Ztl».
Qual è il perimetro della Ztl?
«Via Pessina, via Monteoliveto, corso Umberto, via Pietro Colletta, via Foria. La Napoli greco-romana in sostanza».
Quando partirà ufficialmente il dispositivo?
«Quando saranno distribuiti tutti i permessi. Contiamo che accada all’inizio di febbraio».
Il timore con la chiusura del centro era l’ingorgo totale nel resto della città.
«Noi avevamo il terrore che, una volta svuotato il centro antico, sarebbero state invase le strade limitrofe, dal Duomo al corso Umberto. Il grande ingorgo, invece, non c’è stato. Anzi, abbiamo ottenuto subito dei risultati. Sono aumentati gli utenti della metropolitana (il 3% a piazza Dante), quelli dei bus Anm tra il 12 e il 15%, è aumentata anche la velocità dei pullman in centro del 15-20%, anche se siamo ancora sui 10 chilometri orari, una media, purtroppo, molto bassa. Ora abbiamo utenti che protestano perché vorrebbero più bus. Corsie più libere e attese minori alle fermate fanno emergere il deficit del trasporto pubblico che abbiamo».
Per quanto riguarda lo smog ci sono stati risultati?
«La centralina Museo, che ci preoccupava non poco, da quando è partito il nuovo dispositivo, ha avuto solo due giorni di superamento, rispetto agli sforamenti continui degli anni passati».
La Ztl è stata accolta da molte proteste.
«Non fermarsi alla prima critica è molto importante per centrare gli obiettivi. È necessario però chiarire il metodo che utilizziamo: prima di prendere qualche decisione consultiamo sempre mezzo mondo. Riconsultiamo quelli che non sono d’accordo. Ma su alcune cose non possiamo fare marcia indietro. D’altro canto quelli che hanno protestato di più, come Pio Barone Lumaga, si trovano fuori dalla Ztl».
I controlli alla partenza sono stati imponenti, non si rischia adesso di abbassare la guardia?
«I controlli devono essere costanti. Quelli limitati nel tempo non funzionano. Per ora ci sono i vigili, ma in futuro ci saranno i varchi telematici, come succede nel resto d’Italia. Tre varchi sono già stati attivati. Adesso abbiamo affidato a Napolipark altri 4 o 5 varchi (dipende dal ribasso della gara) attorno alla Ztl (via del Sole, via S.S. Apostoli, via Duomo/piazzetta Filangeri, via Miroballo al Pendino). Questi a fine febbraio saranno montati».
Ma le telecamere ci saranno solo al centro storico?
«No, c’è un progetto “maxi”, l’unico che abbiamo salvato dai tagli: Itaca, un vecchio progetto di telematica applicata al traffico, che era saltato perché era stata annullata la gara. Il piano prevede semafori intelligenti, varchi telematici di protezione delle Ztl e varchi di protezione per le corsie preferenziali. In tutto ci saranno 80 telecamere, costeranno 7 milioni, già stanziati: la metà li mette il Comune, l’altra metà il Governo».
I varchi esistenti che risultati hanno dato?
«Innanzitutto, un abbassamento notevole del traffico. A piazza Dante passano 6mila veicoli al giorno invece dei 20mila precedenti. Circa il 50% di questi sarebbe non autorizzato».
Si tratta di circa 3mila multe al giorno?
«Sì, anche se sono in corso delle verifiche. È possibile che parte di queste siano per mezzi autorizzati che non hanno comunicato la targa al Comune (Asìa, ambulanze e così via). Penso che arriveremo a circa 2.500. Le multe stanno partendo adesso».
Quanti permessi sono stati distribuiti?
«Circa 500, ma si tratta di permessi per le corsie preferenziali. Quelli per la Ztl saranno distribuiti presso l’apposito ufficio in piazza Dante da martedì. Stiamo disponendo tutta la modulistica».
Avete delle previsioni sul numero di pass per la Ztl?
«Faccio fatica a pensare a dei numeri, perché si tratta di un territorio complesso che ricopre più Municipalità. Pensiamo che saranno circa 5mila i nuclei familiari che chiederanno i pass per i residenti. Tutte le altre categorie arriveranno sui 4mila permessi. Ma c’è una novità, i permessi serviranno ad effettuare anche controlli sul pagamento delle tasse».
In che senso, cosa dovrà dimostrare chi vuole ottenere il tagliando?
«I garage dovranno presentare regolari contratti e permessi. Così come i clienti. Insomma, chi vuole entrare nella Ztl perché ha un posto auto in una rimessa o in un box auto, dovrà mostrare una ricevuta, un contratto di affitto o di proprietà. Non possiamo agevolare l’abusivismo, in qualsiasi forma».
Molti hanno parlato di ecopass.
«L’ecopass permette l’accesso a chiunque paghi. Nella Ztl entrano solo gli aventi diritto».
Sarà un modo per fare cassa?
«Sono soldi che serviranno a mantenere l’ufficio che dovrà essere aperto sempre».
Qualcuno ha parlato di patrimoniale facendo riferimento al costo dei pass.
«Non è così. Ma chi ha un’auto più potente può anche pagare qualcosina in più. Poi ci siamo tenuti più bassi delle altre città».
Sono previste altre Ztl?
«Per via dell’Epomeo abbiamo già avuto degli incontri in Municipalità e fatto dei sopralluoghi con la polizia municipale. A metà gennaio cominceremo con i 500 metri centrali della strada che è lunghissima. Al Vomero ci hanno chiesto un Ztl notturna nel fine settimana a San Martino. La Municipalità di Chiaia, invece, sta acquistando due varchi di protezione da mettere su via Chiaia e al Borgo Marinari. Inoltre, la Ztl attiva solo a Natale diventerà permanente. Poi, ci saranno anche Quartieri Spagnoli e Pignasecca, essenziali per far funzionare bene la Ztl centro antico».
Tra i primi annunci del sindaco c’è stata la chiusura al traffico del corso Umberto entro il 2012.
«Si farà, ma sulla data non mi sbilancio. Il rettifilo è una strada di grande traffico, così come le strade che abbiamo già chiuso. Io penso che una volta che la metropolitana della linea 1 arriverà a piazza Garibaldi, quell’asse verrà alleggerito decisamente. La cosa che mi preoccupa, per cui non mi sbilancio sulla data, è la stazione Duomo. È un progetto delicato perché ci sono importanti ritrovamenti archeologici. Per questo la settimana prossima incontrerò a Roma il nuovo sottosegretario Cecchi».
Quando apriranno le prossime stazioni della metro?
«A maggio apriremo la stazione Toledo, ho già fatto un sopralluogo per verificare lo stato dei lavori. Entro un anno dovremmo aprire la stazione della linea 1 a piazza Garibaldi. Un nodo fondamentale dal punto di vista della mobilità. È ben delineata anche la stazione Municipio, il quadro dei ritrovamenti archeologici è abbastanza chiaro. Se tutto fila liscio, tra 15 mesi dovrebbe aprire, anche se la piazza non sarà completa».
La fusione delle 3 società che si occupano di Mobilità urbana sta procedendo?
«Per la riorganizzazione di tutti i servizi è essenziale la società unica. Sarà più facile ridistribuire le risorse senza creare squilibri tra le tre società e, chiaramente, razionalizzare i servizi più agevolmente. Molti problemi delle Partecipate, attualmente, dipendono dai mancati trasferimenti da parte del Comune. Il problema per la nuova azienda è farla partire senza questo credito enorme».
I Cda di Anm e Metronapoli sono cambiati, manca ancora Napolipark.
«La delibera è già pronta, ma il manager lo sceglie il sindaco».
Per i taxi sono previste novità?
«Per ora abbiamo previsto un nuovo tariffario sempre legato alla nuova Ztl: 6 euro per una prima fascia attorno all’area del centro antico, 8 euro per una fascia più ampia (Centro direzionale, via Caracciolo)».
Per i tagli ai trasporti sono state ridotte molte corse, la situazione non sembra migliorare.
«Se i tagli vengono confermati, il rischio è quello di ridurre ancora del 5% i servizi».
L’assessore regionale è stato attaccato duramente per i tagli.
«Devo dire che fino a quando c’è stato il precedente governo la Regione si è fatta sentire poco, al contrario di altre amministrazioni dello stesso colore politico, questo ci ha demoliti. Adesso pare che le cose siano cambiate».
Rischiamo anche di perdere i fondi europei per la metropolitana.
«Senza quelli non andiamo da nessuna parte».
La manutenzione delle strade è praticamente nulla in città.
«Sono rimasta allibita per il fatto che per la manutenzione delle strade c’era un deficit enorme e in bilancio c’era praticamente zero. Adesso abbiamo sbloccato una delibera da 700mila euro di somma urgenza per Parco Margherita, via Coroglio, via Petrarca (dove c’è il parapetto non ancora riparato) e così via. Nel 2012 le risorse per la manutenzione devono aumentare, altrimenti non ne usciamo. Il sindaco è d’accordo».
La precedente giunta ha tentato di rimediare con un Global service, ma tutto è stato bloccato dopo l’arresto di 4 assessori.
«Non spetta a me giudicare quello che c’è stato prima. In generale, il sistema del Global service è necessario per la manutenzione ordinaria. Del resto, le regole sono cambiate, non è possibile più fare contratti aperti. Di fronte a questa situazione, i contratti di servizio sono la soluzione migliore. Gli uffici stanno verificando che cosa possiamo fare».

Wikileaks, i dossier Usa: Napoli terzo mondo

di Marta Cattaneo*

«Una persona che visita Napoli potrebbe facilmente pensare di aver preso il volo sbagliato e di essere atterrato per errore nel terzo mondo». Non usa mezzi termini l’ex console americano J. Patrick Truhn, che ha scritto il cable destinato al governo centrale Usa e partito dal palazzo bianco di via Caracciolo nel mese di giugno del 2009. Nel documento, che fa parte dei file pubblicati ad Agosto da Wikileaks, si parla dello sviluppo economico del capoluogo partenopeo e della Campania in generale e si evidenzia come l’economia stenti a decollare. «Pochi investitori – si legge nel report – sia stranieri che locali, portano soldi nella regione. Gli ostacoli (cattiva amministrazione, crimine organizzato, collegamenti carenti, strade dissestate, sistema legale sovraccarico) sono insormontabili». Nel documento ci si sofferma, tra i vari aspetti dell’economia locale, sul turismo. Un settore decisamente in crisi secondo il consolato americano. Si parla, addirittura «del più grande declino nel settore dal 1986». I dati forniti al governo americano riguardano i primi mesi del 2009: nel mese di maggio il numero dei turisti è diminuito del 12%, meno 43% delle visite a Capri nei primi cinque mesi del 2009 rispetto all’anno precedente. Unico settore in crescita quello crocieristico peccato che dei turisti arrivati a Napoli con le navi «pochi spendano tempo e soldi nella regione». Ma di turismo si parla anche in un altro dispaccio. Questo, nonostante sia del 2008, fornisce sempre un quadro a dir poco disastroso. Si parla di un calo dei visitatori stranieri del 18%. «I nostri contatti nel settore alberghiero – scrivono – stimano una perdita del 25% sia del numero di turisti, che dei turisti americani che soggiornano in città». Oltre 170mila visitatori in meno rispetto all’anno precedente e un calo di presenze a Pompei del 19%, a Capri dell’8% e a Sorrento del 14%. Insomma, una vera emorragia nel settore che, secondo il consolato americano a Napoli è da attribuirsi a diversi fattori: un cambio sfavorevole che «apparentemente scoraggia molti potenziali turisti che non fanno parte dell’euro zona, inclusi gli americani»; il crimine che scoraggerebbe soprattutto francesi e tedeschi; «la mancanza di servizi adeguati e la mancanza di persone che parlano lingue straniere contribuiscono ad alimentare un’immagine negativa della città». Insomma, l’arte di arrangiarsi cara ai napoletani non funziona più come una volta: ormai la conoscenza delle lingue straniere è un obbligo per chi vuole fare turismo. Nel documento, inoltre, si parla anche dell’emergenza rifiuti che tra il dicembre del 2007 e il marzo 2008 ha devastato la città. «L’immagine di Napoli – scrivono – sommersa da pile di spazzatura alte due metri hanno causato una massiccia cancellazione di tour operator e turisti indipendenti». Dure le parole anche nei confronti dei rappresentanti locali che non sarebbero stati in grado di «promuovere Napoli dopo la crisi». I rappresentanti locali insomma concludono nel documento «sembra che credano che debbano solo affrontare la percezione negativa della città piuttosto che i problemi sottostanti come il crimine e il traffico caotico che contribuiscono a una prima percezione negativa».

* dal Roma del 5 settembre 2011

Wikileaks, Napoli paralizzata da camorra e politici

di Marta Cattaneo

Napoli è una città paralizzata dalla camorra e da una cattiva amministrazione. Un quadro a dir poco disastroso quello che emerge dalle informative confidenziali inviate nel 2008 dal consolato americano al governo statunitense. Il caso Napoli approda anche su wikileaks. Il sito che ha rivelato i segreti di mezzo mondo dedica ampio spazio anche al capoluogo partenopeo. Numerosi i file pubblicati. Ovviamente si tratta di rapporti confidenziali in cui si parla di tutti i mali della città e del mezzogiorno. Primo fra tutti, senza ombra di dubbio, la longa manus della criminalità organizzata. Sull’argomento sono tre i cables messi in rete dal sito di Julian Assange e portano la firma dell’ex console generale a Napoli, J. Patrick Truhn. A proposito della Camorra, si scrive che «Non esiste una organizzazione centrale o anche solo una confederazione; i tentativi di alcuni boss di unificare alcuni di questi clan è miseramente fallito. Per questo non c’è una sola Camorra». A tale proposito, infatti, Truhn scrive che «il termine preferito dai malavitosi per parlare della Camorra è “o sistema”». Nel cable, inoltre, emergono i legami tra criminalità organizzata e politica. «I clan della Camorra – si legge ancora – sono noti come “get out the votes” (ossia come porta voti) per politici locali, ma spesso preferiscono doni e minacce per cercare di influenzare le elezioni. Se loro voglio eleggere qualcuno, quindi, compreranno i voti». Si parla di 75 dollari per un voto e di un potere enorme che «potrebbe muovere più del 10% dei voti nella sola provincia di Napoli». «Alla fine – si legge ancora – anche i leader eletti che non hanno diretti contatti con il crimine organizzato, spesso arrivano a una sorta di accordo». Ma nel rapporto non ci si limita alla politica. Secondo il cable del consolato americano a Napoli, accanto alla corruzione degli eletti, «il crimine organizzato in Italia ha reclutato anche uomini di legge… questo sistema consente ai clan di evadere la giustizia e di assicurare che le autorità chiudano un occhio di fronte ad attività illegali». Dure le critiche agli amministratori che, secondo il rapporto, «da un lato smentiscono e dall’altro sono disfattisti. Qualcuno – si legge – ha detto all’ambasciatore che per sconfiggere la criminalità organizzata l’Italia dovrebbe andare in guerra contro i gangster e sospendere le libertà personali nel processo. Ma che dire questo vorrebbe dire commettere un suicidio politico». Le conclusioni sono durissime «i politici – prosegue – molti dei quali devono la loro sopravvivenza al crimine organizzato, sembrano i meno indicati a trovare una soluzione. Fino a che non cambieranno le cose, qualsiasi cosa sarà insufficiente». E, nel secondo dei tre cables dedicati all’argomento, si legge che «appare chiaro che la criminalità organizzata è una delle principali, se non la principale ragione del perché l’economia del sud Italia è così indietro rispetto al resto della nazione». Una breve parentesi, infine, è dedicata anche a Roberto Saviano di lui si scrive che «non è il messaggio che lui scrive a metterlo in pericolo, ma il fatto che milioni di lettori lo abbiamo letto e compreso». Questo farebbe di lui un obiettivo dei clan. Insomma, per gli statunitensi Napoli è una città senza regole, in cui politica e camorra camminano a braccetto e dove molti sono gli investitori che preferiscono dirottare altrove i capitali per paura della criminalità organizzata. Meglio girare alla larga.

*dal Roma del 4 settembre 2011, pag.2